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“Il Golem” in scena a dicembre al Teatro Franco Parenti

Il Golem

Nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti dal 9 al 14 Dicembre un thriller sociale firmato da uno dei maggiori drammaturghi spagnoli contemporanei, Juan Mayorga, e diretto da Jacopo Gassmann

Il Golem è un’indagine sulla parola, sulla sua capacità di creare o di distruggere, di guarire o manipolare; uno spettacolo ricco di quella densa e labirintica suspense, che intriga e fa riflettere.

Juan Mayorga, interroga con implacabile lucidità la crisi del linguaggio. Attraverso la leggendaria figura del Golem, simbolo di creazione e distruzione, esplora il confine tra reale e fantastico per svelare il pericolo silenzioso che s’insinua in noi quando perdiamo di vista il potere delle parole.

Protagonista è una donna, Felicia, nel tentativo di salvare il marito malato di un male incurabile, accetta un patto inquietante: imparare ogni giorno tre parole nuove. Ma questo rituale, invece di salvarla, la trasforma, disegnandone una nuova personalità, quella di un leader rivoluzionario del passato.

Le parole diventano così materia ambigua, capace di riscrivere l’identità dei protagonisti fino a dissolverla.

Elena Bucci, Monica Piseddu, Francesco Sferrazza Papa incarnano relazioni dense, trasformando le parole in carne e corpo, restituendo uno sguardo molto critico e mai scontato sul nostro tempo.

Note di regia

A mio avviso, Il Golem è forse l’opera più importante che Juan Mayorga abbia scritto in questi anni duri, complessi, per molti versi imperscrutabili.

È un testo a sua volta straordinariamente denso, enigmatico e stratificato.

Mayorga me lo ha spedito e rispedito più volte nel corso del tempo – meticolosamente riscritto, ripensato, riformulato – come se l’autore si fosse risvegliato da un incubo dalle infinite varianti, come se i costanti cortocircuiti e gli sconvolgimenti di questi ultimi anni (dalla pandemia all’emergenza climatica, dalle guerre alla conseguente crisi economico-sociale) lo avessero portato a mettere il testo stesso in uno stato di crisi continua.

Partendo dalla grande leggenda ebraica del Golem, il testo racconta la storia di una donna che, per tentare di salvare suo marito da una malattia incurabile si affida ad un’organizzazione segreta che promette di curare l’uomo, a patto che la donna impari tre nuove parole al giorno.

Lentamente, come in una perturbante variazione sul tema della metamorfosi kafkiana, capiremo che la donna sta accogliendo (o forse ha da sempre soppresso) dentro di sé l’identità e la parola di un leader rivoluzionario del passato.

La parola, appunto, intorno a cui tutto ruota, a partire dal mistero profondo di questo testo. La parola che al contempo può rigenerarci o segnare traumaticamente i nostri destini. La parola che può certamente liberarci ma anche trasformarci fino a non riconoscere più chi siamo. La parola che crea e distrugge.

La sensazione è che nel Golem Juan Mayorga abbia condensato tutto il sentimento (e lo smarrimento) del nostro tempo, chiamando a raccolta molti dei suoi autori di riferimento: da Borges a Kafka, passando attraverso Primo Levi e Gershom Scholem fino ad arrivare alla filosofia del linguaggio di Walter Benjamin e alla sua teoria della traduzione, l’autore getta il suo scandaglio negli abissi di questa epoca oscura, raccontandoci di un mondo che sta lentamente collassando o sfarinando – verrebbe da dire – mentre, come diceva Flaiano, “qualcosa si va lacerando nel tessuto divino dell’umano”.                                                                                                                      – Jacopo Gassmann

Nota dell’autore

Avevo scritto “El Golem” alcuni anni fa, ma qualcosa è accaduto durante il lockdown ― in mezzo allo sconvolgimento generale, all’angoscia di tanti, alla paura di altri che l’ordine in cui avevamo vissuto potesse crollare ― che mi ha spinto a riscriverlo. Il tema centrale, credo, è il potere delle parole che ci avvolgono e ci attraversano e con le quali costruiamo i nostri incubi e i nostri sogni.

– Juan Mayorga

Biografie

Juan Mayorga è uno dei drammaturghi contemporanei più rappresentativi e importanti della scena teatrale spagnola. Ha scritto più di trenta testi ed è uno degli autori più rappresentati in Spagna e nel mondo. Le sue opere sono state messe in scena in più di trenta paesi e sono state tradotte in più di venti lingue. È attualmente direttore della cattedra di Arti Sceniche dell’Università Carlos III di Madrid. Tra i riconoscimenti più importanti della carriera: premio Nacional de Teatro, Valle-Inclàn, Ceres, Premio Nacional de Literatura dramatica, Premio Max. Di recente è stato eletto membro della Real Academia Espanola.

Jacopo Gassmann (Roma, 1980) è un regista teatrale italiano formatosi tra la New York University e la Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Dopo gli esordi nel documentario e nel teatro di ricerca, si è affermato come interprete raffinato della drammaturgia contemporanea internazionale, traducendo e mettendo in scena autori come Juan Mayorga, Martin Crimp, Chris Thorpe e Ayad Akhtar. Tra i suoi lavori più rilevanti figurano Il ragazzo dell’ultimo banco (Premio Flaiano 2019), Niente di me, The City e Iphigenia in Tauris per il Teatro Greco di Siracusa. Nel 2024 ha firmato la regia del Macbeth verdiano al Teatro Comunale di Bologna e quella del Macbeth shakespeariano per il Teatro di Napoli, confermandosi una delle voci più rigorose e internazionali della scena italiana.