Nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti dal 17 al 21 Dicembre un omaggio intenso, ironico e affettuoso a Enzo Jannacci e a quel mondo straordinario che gli è cresciuto intorno
Uno spettacolo che alterna racconto e musica, parole e canzoni, risate e commozione.
Dal primo successo da solista El purtava i scarp del tennis fino al brano che lo consacrò al grande pubblico, Vengo anch’io? No, tu no, un viaggio che ripercorre le tappe fondamentali della carriera di Jannacci.
Gli inizi con Adriano Celentano, gli incontri fortunati con Giorgio Gaber e Dario Fo, che accompagneranno per sempre la sua carriera, il suo amore per il rock, per il jazz, ma soprattutto per le persone e le loro storie, raccontate nelle sue canzoni, storie che Jannacci restituiva con quella sua proverbiale leggerezza, ma che allo stesso tempo colpivano per il loro significato più profondo. Personaggi marginali, sognatori urbani, comparse del reale che il cantautore milanese restituiva con ironia poetica e profonda verità.
In scena, le voci e i volti di Jannacci si moltiplicano: c’è il bar, il Milan che pareggia zero a zero, la donna in bianco e nero davanti alla fabbrica (Vincenzina), il figlio senza motorino, Veronica e il suo amore a cifra modica. E poi ci sono tutti coloro che hanno fatto parte dei suoi “dintorni”: Cochi e Renato, Paolo Conte, Beppe Viola, Sandro Ciotti – voci che hanno condiviso, contaminato, arricchito il suo universo artistico.
Colombari e Paiella ci conducono in una ‘storia minima’, un racconto teatrale cantato e recitato, che ci restituisce Jannacci in tutta la sua complessità: comico e struggente, surreale e reale, diretto e inafferrabile; uno dei pochissimi artisti che riuscivano a proiettarti dentro le emozioni senza alcun compromesso in maniera a volte comica a volte tragica.
Note di regia
Jannacci… e dintorni non è un’operazione nostalgica, né un omaggio museale.
È il tentativo di riportare alla luce la vitalità straordinaria di un periodo fertilissimo della nostra cultura popolare.
Un’epoca che non è affatto irripetibile: anche oggi esistono grandi poeti, alcuni li conosciamo, altri non ancora. Lo spettacolo racconta una comunità artistica che stava facendo Storia senza accorgersene. Persone guidate non dall’idea di essere “autori importanti”, ma dal desiderio semplice e feroce di emozionare il pubblico, osservando poeticamente e ironicamente il proprio presente.
Per questo, con Attilio, Max, Simone e i musicisti abbiamo lavorato insieme, come si faceva allora: senza gerarchie, con ascolto, con gioia. Il nostro obiettivo è offrire un’ora e mezza di risate e commozione, di poesia alta e insieme quotidiana per costruire un ponte fra quelle esperienze apparentemente lontane e la nostra attualità, che forse è meno diversa di quanto crediamo

